Ma quanti di noi saprebbero descrivere con precisione cosa vuol dire “biologico”? Quanti saprebbero delineare il processo a cui deve essere sottoposto un prodotto per potersi definire “biologico” od “organico”? L’informazione del consumatore è stato infatti uno dei temi principali trattati all’annuale fiera BIOFACH a Norimberga.

BIOFACH è la più importante fiera di prodotti alimentari biologici del mondo. In questa edizione, dal 10 al 13 Febbraio insieme a VIVANESS la sorella minore che si occupa di cosmetici biologici e prodotti per la cura del corpo, si sono riuniti stand provenienti da 132 paesi per mostrare il meglio in termini qualitativi della propria produzione biologica. Alla cerimonia di apertura, tenutasi il 10 Febbraio, a cui ho avuto l’onore di partecipare, si è voluto sottolineare l’importanza dell’agricoltura biologica, attività che non risponde più all’etichetta di “hobby”, ma reale alternativa ai prodotti offerti dalla grande distribuzione. Certo, la produzione di un pomodoro a livello industriale e quella di un pomodoro a livello biologico comportano prezzi diversi ed è proprio per questo motivo che si è parlato di “democratizzazione” dell’agricoltura biologica, nel tentativo di rendere tali prodotti accessibili ad una più ampia fetta di consumatori.

Il prezzo caro dei prodotti biologici, non nascondiamolo, rappresenta un deterrente non indifferente, come un agricoltore in diretta video da Bogotá ha ammesso, ma la consapevolezza della genuinità del prodotto dovrebbe far riflettere il consumatore. Oggi viviamo in una società dove molto spesso ciò che mangiamo potrebbe potenzialmente ucciderci o procurarci dei gravi disturbi, per questo educare il consumatore è stata definita una priorità, a partire proprio dalle nuove generazioni. Il sindaco di Norimberga Maly e il ministro bavarese Schmidt hanno posto l’accento sullo sforzo che la Germania sta facendo per educare i nuovi piccoli consumatori al consumo di prodotti provenienti esclusivamente da agricoltura biologica, partendo proprio dalle mense scolastiche. Anche il ministro dell’ambiente e del cibo danese Kjer Hansen  ha confermato la volontà di educare i propri cittadini, impegno che sta dando degli eccezionali frutti, basti pensare, infatti, che più del 70% delle uova consumate dai Danesi provengono da agricoltura biologica.

Tuttavia la strada è ancora lunga, pensate che più della metà degli scolari delle scuole elementari newyorkesi crede che il latte esca semplicemente da un rubinetto nelle fabbriche. O tempora o mores, verrebbe da dire.

Molto interessante si è rivelato l’intervento di Auma Obama, sorella del presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama. La signora Obama, impegnata in progetti di carattere umanitario in Africa, ha sottolineato come l’agricoltura biologica del nord del mondo dipenda strettamente dalle materie prime presenti a sud dell’equatore. La sociologa ha lamentato tuttavia l’esclusione dei paesi africani al tavolo di quello che lei stessa ha definito un “raising business”. L’Africa fornisce le materie prime, ma ricava solo un terzo di quello che guadagnerebbe se esportasse il prodotto finito. Il problema? Le aziende di certificazione del biologico esistono solo nei paesi avanzati ed è quasi impossibile ottenere tali certificazioni in Africa o crearne di nuove in loco, eppure il modo in cui gli agricoltori africani coltivano la terra è lo stesso da milioni di anni, in terre vergini per giunta: il biologico nella sua essenza primaria.

Alcuni paesi africani erano tuttavia presenti in fiera esponendo i propri prodotti e riportando un discreto successo. Come ogni anno, anche l’Italia era presente a BIOFACH con molti stand gastronomici provenienti da quasi tutte le regioni della penisola, impegnati nel tenere alta la reputazione del biologico italiano, molto spesso rappresentato da piccole o medie imprese in cui la filiera è completa, come nel caso dei Formaggi PES, azienda casearia che alleva pecore in Sardegna allo stato semibrado e dal cui latte produce formaggi biologici, che tuttavia vengono esportati per il 90% della produzione. Un dato interessante che dimostra come l’Italia debba ancora lavorare molto per sensibilizzare il consumatore medio all’acquisto ragionato. La Germania è risultata essere il paese verso cui le aziende italiane esportano maggiormente i propri prodotti, seguita da Inghilterra, paesi scandinavi, Austria e Svizzera. I prodotti principalmente esportati, come confermato dallo stand della Regione Lazio, sono i prodotti caseari ed ortofrutticoli, tanto che il noto supermercato Edeka si serve di AOP Armonia, una cooperativa campana.

Se dunque il tema dell’Expo 2016 è stato “Nutrire il mondo”, quello di BIOFACH 2016 si è rivelato “Nutrire il mondo in maniera biologica”, una sfida non indifferente, un sogno in cui sempre più agricoltori credono e lottano per realizzare, perché in fondo tutti noi non dovremmo mai dimenticarci di quel saggio consiglio che il filosofo tedesco Feuerbach ha dispensato: “ Noi siamo ciò che mangiamo!”.

23.Februar 2016

Francesca Giorgia Tani